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venerdì 3 maggio 2013

Sant'Efis sbagliau. La Sagra.

Il primo maggio si festeggia a Cagliari, la sagra di Sant'Efisio martire. E' una grande festa per l'isola di Sardegna che attira persone da tutto il mondo e che offre un assaggio d' estate, a
quanti meditano di trascorrervi  ad agosto, le proprie vacanze. Cagliari e la Sardegna tutta, si vestono a festa, gli alberghi ed i Bed and Breackfast, si fanno in quattro per ospitare i turisti, offrendo loro pacchetti "low cost". Meglio approfittare, no? Così hanno pensato bene di fare, i fiumi di turisti che circolano curiosi per le strade cittadine. Una meraviglia di colori e di profumi che scuote tutti, un'eccitazione ed un fermento mai visti in altri periodi dell'anno, una gran confusione, i gruppi turistici che si perdono in una via per ritrovarsi più giù nell'altra. Tutti sono entusiasti, alcuni gruppi passeggiano lungo il porto, altri si addentrano per le strade interne al luogo della processione; per noi che seguiamo l'evento ogni anno, da tempo immemorabile ha un significato intimo, che personalmente mi commuove ogni anno che rivedo il volto del Santo all'interno del suo cocchio. La festa inizia nel quartiere di Stampace, nella Chiesetta di Sant'Efisio, già da alcuni giorni prima, con la preparazione del Cocchio all'interno del quale viaggia il santo; lo stesso cocchio che è stato portato in processione anche negli anni in cui è scoppiata la guerra ed i palazzi di via Roma erano tutti diroccati a causa delle bombe lanciate dagli aerei tedeschi; ebbene, il cocchio passava in mezzo alle macerie col rischio di essere bombardato da un momento all'altro. Efisio, si guardava in giro e sembrava si disperasse nel vedere quel grande danno tutt'intorno a se, e si domandasse quante persone avessero perso la vita, quell'anno, quanti bambini della vicina scuola Satta, sono morti sotto le bombe. Dai registri scolastici, è risultato che all'inizio del 1943, i bambini iscritti alla prima elementare di una classe erano 36, dopo il bombardamenti, alla fine dell'anno scolastico ne risultavano appena 15 circa, per classe, determinando così un brutto salto generazionale. Ma Sant'Efisio ha visto di peggio. La tradizionale processione del Santo, nasce a metà del 1600, quando anche in Sardegna scoppiò la peste che in 4 anni vide decimata la popolazione sarda.  Ben diecimila persone morirono ed i superstiti si invocarono a Sant'Efisio affinché salvasse la città. Così nel 1657, alla fine dell'epidemia, i sardi tennero fede alla promessa fatta ed ogni anno, da allora si compie il tradizionale rito della processione fino a condurre il simulacro a Nora, nei luoghi del suo martirio, conclusosi con la decapitazione di Efisio. Egli era figlio di una famiglia aristocratica di Elia, Gerusalemme, ed essendo capitano dell'esercito imperiale romano, venne inviato in Italia per combattere i cristiani. In seguito ad una visione notturna in cui gli apparve la Croce, Efisio si convertì al Cristianesimo e giunto in Sardegna, rifiutò l'abiura, ossia si rifiutò di ritrattare la fede, tanto che il governatore, lo fece giustiziare a Nora, una spiaggia a 30 chilometri da Cagliari. Qui Efisio fu decapitato il 3 gennaio del 303 d.C., e proprio in quel luogo, fu costruita la sua Chiesa, dove fu sepolto. Questa, in breve è la storia del Santo Martire Efisio, ma la cosa che affascina di più i turisti è la parte folkloristica,  tutta la processione, che inizia con la sfilata de "Is Traccas", ossia dei carri addobbati a festa, guidati dalle mucche o dai tori, al cui interno donne ed uomini, fanno sfoggio dei loro bei costumi sardi tradizionali, della festa. All'esterno spiccano "Is Crobeddas" ossia le ceste lavorate in vimini, in cui sono ricamati i tipici cervi sardi con le corna, oppure "su caboni", il gallo, all'interno delle quali corbelle, fa bella mostra di sé, il pane de "Sa coja", ossia il pane di semola, lavorato ad hoc per i matrimoni tradizionali sardi. Con tante gugliette e tanti fiori in un unico pane profumato ancora di forno, vengono lanciati agli ospiti accomodati sui palchi disposti ai lati del Largo Carlo Felice, della via Roma, davanti al Municipio,  per riposare le stanche membra, dopo tanto camminare. Seguono Is Traccas, i gruppi vestiti in costume locale, provenienti da tutti i comuni della Sardegna, uomini donne e bambini, anche troppo piccoli, sfilano radiosi, e sorridenti, agghindati con i gioielli d'oro dell'epoca. I costumi sono tutti sobri, con toni caldi colorati, le gonne sono in genere lunghe, nei colori tradizionali; il più colorato, credo sia quello di Desulo, nei suoi toni dell'arancio, blu e giallo e le caratteristiche cuffiette. Quello più sobrio, a mio dire, è quello nero di Tempio Pausania, la cui gonna plissata e  ribaltata da dietro sulla testa delle donne, ne mette in evidenza l'ovale perfetto del viso. Sono molto suggestivi i pescatori scalzi di Cabras,


che provengono dalla grande Laguna omonima, vicino ad Oristano. I muggini che provengono dalle acque di  quella laguna, sono apprezzati   da tutti i sardi, solo che il prodotto viene per la maggiore esportato, quindi è insufficiente per la richiesta interna. La Sagra di Sant'Efisio è da molti considerata un Museo Itinerante, a cielo aperto, con secoli si storia. Appresso ai costumi, sfilano le milizie a cavallo, che indossano le grandi uniformi tradizionali, dai più antichi ai più recenti. La Brigata Sassari, con i loro bei ragazzi, sfila anch'essa, da quando ha deciso di adottare Sant'Efisio, come protettore nelle sue missioni impossibili. La processione, dura diverse ore, dalla mattina alle 10,00, fino alle ore 14,00, in cui il simulacro si ferma davanti al Municipio, dove il sindaco di Cagliari, apre la porticina di vetro del cocchio e permette di depositare tutti gli ex voto, nell'alloggio del Santo. In quel momento, tutte le navi ormeggiate nel porto, suonano le loro sirene per inneggiare il Santo.  E' molto commovente, questo momento, in cui tutta la folla si accalca davanti ad Efisio per poterlo baciare e pregare. Nel frattempo le donne con le grandi "Crobeddas" piene di petali  di rose colorate e profumate, si affannano a distribuirli per terra, al passaggio del Santo. Mi piacerebbe descrivervi per bene, tutti i particolari di questo lieto evento, che raccontato sminuisce il suo valore;  soltanto partecipando intensamente in prima persona, col proprio spirito e con la propria anima, si capirà il vero significato della festa che si ripete ogni anno il primo maggio.  

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